In queste ore si sta palesando, con effetti drammatici, l'incapacità del governo di gestire l'accoglienza di alcune migliaia di giovani in fuga dalla Tunisia. Deportazione Di Stato
Gli arrivi dall'inizio dell'anno sono poco più di 10mila, numeri quindi non da ‘esodo biblico', ma sufficienti a mandare in tilt il ministro Maroni.
Gli annunciati spostamenti ‘volontari' dei rifugiati e richiedenti asilo alloggiati nei CARA (Centri d'accoglienza per Richiedenti Asilo) si stanno rivelando vere e proprie deportazioni. Le persone interessate si nascondono per evitare di essere trasportate a Mineo, senza alcun provvedimento che fornisca dei criteri e delle garanzie. Persone che hanno passato mesi in un CARA, avviato progetti, che hanno in corso procedimenti in merito alla domanda d'asilo, vedono interrotto il loro percorso senza spiegazioni, senza che venga fornito un criterio, senza atti formali che legittimino quanto sta accadendo.
Persino i trasferimenti da un carcere all'altro avvengono attraverso procedure che prevedono il coinvolgimento dei detenuti e dei oro legali. I CARA invece, in particolare con questo governo, sono sempre più territorio di nessuno, spazi al di fuori della legalità.
Il già fragile sistema d'accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo viene alterato e sconvolto da un governo che vuol aumentare la confusione, renderla percepibile a tutti, per alimentare le paure dei cittadini e su quelle costruire, come ha dichiarato tranquillamente Bossi, maggior consenso elettorale.
Il fatto che chi viene sradicato dal suo ambiente e sballottato senza spiegazioni da un'altra parte siano persone che hanno già subito persecuzioni, torture e violenze, spesso vittime di traumi che richiedono un'assistenza psicologica, non interessa minimamente ai nostri cinici governanti.
E' la stessa mancanza di umanità che caratterizza il trattamento riservato a chi sta in queste ore sbarcando a Lampedusa. Ammassati come bestie, in condizioni igieniche del tutto precarie, per loro si prospettano soluzioni logistiche del tutto improbabili e fuori da ogni logica. Ma tutto deve servire a dimostrare all'opinione pubblica che l'eroico Maroni deve fronteggiare l'invasione, mentre soffia sul fuoco del disagio dei lampedusani.
Anziché gestire l'emergenza coinvolgendo i territori e ricercando soluzioni compatibili con il sistema d'accoglienza ordinario, si sta percorrendo la via del tanto peggio tanto meglio.
D'altra parte questo è sempre stato l'approccio del governo rispetto all'immigrazione: repressione, espulsioni, nessuna politica di integrazione. Adesso che sull'amico Gheddafi non si può più contare, il nervosismo è alle stelle.
E però noi, che accanto ai migranti operiamo ogni giorno, che ci battiamo per il rispetto dei diritti di tutti, non possiamo non chiedere ai nostri governanti: Fermatevi, prima che sia troppo tardi
Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini hanno sottoscritto i referendum per togliere la gestione del servizio idrico dal mercato e i profitti dall'acqua. Lo hanno fatto attraverso una straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, senza sponsorizzazioni politiche e grandi finanziatori, nel quasi totale silenzio dei principali mass-media. Grazie a queste donne e questi uomini, nella prossima primavera l'intero popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi su una grande battaglia di civiltà: decidere se l'acqua debba essere un bene comune, un diritto umano universale e quindi gestita in forma pubblica e partecipativa o una merce da mettere a disposizione del mercato e dei grandi capitali finanziari, anche stranieri.
Noi che ci siamo impegnati nelle mobilitazioni del popolo dell'acqua, nelle battaglie per la riappropriazione sociale dei beni comuni e per la difesa dei diritti pensiamo che i referendum siano un'espressione sostanziale della democrazia attraverso la quale i cittadini esercitano la sovranità popolare su scelte essenziali della politica che riguardano l'esistenza collettiva. Per consentire la massima partecipazione, chiediamo che il voto referendario sia accorpato alle prossime elezioni amministrative e che prima della celebrazione dei referendum si imponga la moratoria ai processi di privatizzazione.
Crediamo anche che il ricorso all'energia nucleare sia una una scelta sbagliata perché è una fonte rischiosa, costosa, non sicura e nei fatti alternativa al risparmio energetico e all'utilizzo delle fonti rinnovabili.
Siamo convinti che una vittoria dei Sì ai referendum della prossima primavera possa costituire una prima e fondamentale tappa, non solo per riconsegnare il bene comune acqua alla gestione partecipativa delle comunità locali, bensì per invertire la rotta e sconfiggere le politiche liberiste e le privatizzazioni dei beni comuni che negli ultimi trent'anni hanno prodotto solo l'impoverimento di larga parte delle popolazioni e dei territori e arricchito pochi gruppi finanziari con una drastica riduzione dei diritti conquistati, determinando la drammatica crisi economica, sociale, ecologica e di democrazia nella quale siamo tuttora immersi. Cambiare si può e possiamo farlo tutte e tutti assieme. Per questo chiamiamo tutte le donne e gli uomini di questo Paese a una grande manifestazione nazionale del popolo dell'acqua e dei movimenti per i beni comuni da tenersi a Roma sabato 26 marzo 2011.
Una manifestazione aperta, allegra e plurale. Per lanciare la vittoria dei SI ai referendum per l'acqua pubblica, per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia.
E per dire che un'altra Italia è possibile. Qui ed ora.
Perché solo la partecipazione è libertà. Perché si scrive acqua e si legge democrazia.
Nella sezione "unisciti a noi" sul sito www.referendumacqua.it sono scaricabili i nuovi materiali divisi per temi: manifestazione nazionale del 26 marzo; campagna referendaria; campagna di autofinanziamento; kit di formazione. È possibile scaricare manifesti, flyer, adesivi, materiale informativo e Kit di autoformazione aggiornato. All'interno, il testo completo dell'appello della manifestazione del 26 marzo.
La tragedia terribile che ha colpito il Giappone tiene il mondo e tutti noi col fiato sospeso.
Condividiamo un grandissimo sentimento di pena e di solidarietà per quel paese e quel popolo,l'angoscia per le vittime e per i sopravvissuti, una terribile ansia per l'emergenza nucleare.
La natura fa il suo corso, rispettando un disegno assai più grande di noi umani. Ma certo gli umani riescono a fare di tutto per sfidare le leggi naturali e mettersi in pericolo
Riempire di centrali nucleari una zona altamente sismica è davvero una sfida al destino, tanto più sapendo che la scienza non è in grado di metterle al riparo da disastri.
Ma così è andata, e questo orribile catastrofe può almeno contribuire a evitare di produrne altre in futuro.
La Germania e la Svizzera hanno cambiato i loro piani nucleari. L'Austria chiede di ridiscutere le politiche europee. Gli Stati Uniti e molti altri paesi si interrogano sulle scelte energetiche e sulla sicurezza.
Il governo italiano, dopo aver tagliato gli investimenti sulle rinnovabili, ha tirato dritto fino a che ha potuto con le centrali, aiutato da esperti di parte e interessati, e ora accenna appena alla necessità di riflessione, più interessato ai consensi elettorali che alla tragedia.
Non c'è da riflettere, bisogna agire. L'Italia non deve tornare al nucleare. Noi alziamo la voce,
perché Fukushima non deve accadere mai più, e nessuna parte del mondo deve più essere messa a rischio.
Mettiamo in campo un impegno straordinario per la manifestazione che aprirà la campagna referendaria per l'acqua pubblica e contro il nucleare il 26 marzo a Roma per dire: acqua per tutti, nucleare per nessuno.
Intercettiamo lo sgomento di tanti e tante, aiutiamolo a trasformarsi in partecipazione attiva e scelta consapevole, per un modo di vivere dove l'economia non possa farci più fragili e in pericolo di quanto già non siamo.
Il diritto alla vita e alla salute non può essere sottomesso alle logiche di mercato. La campagna referendaria è una occasione straordinaria per far valere questo semplice e fondamentale principio.
Impegniamo ancora più fortemente la nostra associazione nei comitati referendari unitari per l'acqua pubblica e per fermare il nucleare