Il Circolo Arci Carlo Cafiero è un circolo politico. È questo il messaggio che abbiamo voluto ribadire chiaramente con il congresso “Chi gioca e chi lotta” tenutosi il giorno 29 Marzo nella nostra sede. Fino ad oggi abbiamo sempre cercato di esprimere questo messaggio a chiare lettere, ma che a volte, per questioni legate alla gestione fisica del posto abbiamo, perso di vista. L’Arci Cafiero da oggi riparte con la propria attività, rilanciando il suo progetto di rivoluzione culturale della città di Barletta, ancora troppo chiusa a tante esigenze e a tanti bisogni, continuando il percorso portato avanti dal 2007. Riteniamo che l’Arci in questo delicato momento storico possa avere un ruolo molto importante ed essere un punto di riferimento nel panorama politico, sia sul piano cittadino che nazionale, essendo uno degli ultimi contenitori unitari di sinistra rimasti, che fa della pluralità un punto di forza e mai un motivo di spaccatura.
Pensiamo che ancora nel 2014, dopo 57 anni dalla sua fondazione, le idee che l’Arci rappresenta, coerentemente con i valori della Costituzione, siano vincenti in un contesto sociale e politico in cui i personalismi prendono piede sfruttando da un lato la rabbia, e dall’altro la disillusione dei cittadini. Crediamo, infatti, che solo attraverso le riunioni, le assemblee pubbliche, i comitati, i coordinamenti, i congressi e tutti i luoghi democratici di confronto e di partecipazione, si possano mettere a sistema le idee per cambiare questo Paese. A chi propone soluzioni semplificate, o chi si ritiene unico detentore delle capacità e delle idee di cambiamento, rispondiamo che è solo nell’affrontare le questioni dal basso, con chi vive i problemi, che si può uscire democraticamente da una crisi, che è economica, ma soprattutto sociale e culturale. I barbari modelli di sviluppo che sono stati imposti negli anni, attraverso ricatti e false promesse, hanno creato una voragine tra le classi più agiate e le classi più modeste, ma soprattutto ci hanno tagliati fuori da una dinamica di collettivismo e di società, isolandoci, facendoci credere che dando diritti e possibilità a chi li chiedeva nelle scuole, nelle fabbriche, negli spazi e negli spazi occupati, avrebbe comportato una perdita di diritti per altri, alimentando una sorta di “guerra tra poveri” , costringendo cittadini e lavoratori ad elemosinare quello che di diritto gli spetta. Proprio per questo, realtà come l’Arci possono essere dei punti di riferimento nelle città, perché esercitando le buone pratiche della partecipazione e del confronto rappresentano le nuove fucine di idee, ricche nuove energie, ma soprattutto, di competenze che ogni giorno decidono di mettersi in gioco. La nostra lotta non può che cominciare su quelli che sono gli aspetti che ci interessano più da vicino, quindi la cultura ma, se vogliamo, in senso più ampio la conoscenza. Il Paese ha fame di crescita e noi crediamo che la risposta a questo bisogno primario debba puntare a tutto ciò non è stato fatto sino ad oggi, cioè investire nella conoscenza a 360 gradi. C’è la necessità di riportare il tema della formazione al centro della vita dell’individuo, un processo che non va più considerato come esaurito una volta raggiunta l’età dell’obbligo scolastico, ma che continua per il resto della vita, attraverso ogni mezzo che possa contribuire ad accrescere le conoscenze; perché più cultura significa più emancipazione, ed emancipazione si traduce in sviluppo e democrazia. Laddove si cerca di creare sviluppo in senso quantitativo con un meccanismo di crescita illimitata, la cultura diventa l'elemento di qualità che manca, l'antidoto al vuoto sociale dilagante, capace di trasformare il territorio con competenze e professionalità. Ci siamo impegnati nello scrivere un documento politico (disponibile qui ) che potesse raccogliere in modo organico le nostre posizioni politiche, le iniziative fatte finora e le nostre proposte riguardo la cultura, l’ambiente, i diritti civili, l’antifascismo, l’antirazzismo, le nuove forme di imprenditoria, i saperi, la legalità, gli spazi di aggregazione, la disabilità, lo sport e il rapporto con gli animali. La sede, sita in via Nazareth 40, rappresenterà il contenitore, il mezzo fisico, per proporre le nostre iniziative ricreative e culturali, per rendere effettiva questa idea di socialità che, molto ambiziosamente, ci proponiamo di imprimere nella mentalità dei nostri concittadini. Entrare a fare parte dell’Arci oggi significa entrare a fare parte di una famiglia di più di un milione e centomila soci in tutta Italia, che credono ancora che determinati valori e modi di fare politica e associazionismo non siano superati. L’impegno che i tanti volontari del Cafiero mettono al servizio di tutta la cittadinanza, rappresenta la voglia di smuovere il tessuto sociale barlettano contro le prospettive di disvalori ed esclusione sociale sempre più dilaganti anche nella nostra città. Un lavoro che portiamo avanti al fianco di tante associazioni come la Rete degli Studenti Medi, Libera, Anpi, Arcigay, Emergency, e non ultimo il sindacato della CGIL, tutte realtà con cui già collaboriamo, che si propongono i nostri stessi obiettivi di cambiamento, cercando di intessere ulteriori rapporti con tante altre realtà che operano nel sociale a Barletta. In questo senso molto fruttuosa è stata l’esperienza con la Rete degli Studenti Medi Barletta, sindacato studentesco con cui abbiamo condiviso un percorso di elaborazione politica molto serio nell’ambito delle politiche di sostegno al reddito durante “l’autunno caldo” del 2010, arrivando a proporre e a ottenere durante all’amministrazione Maffei la sperimentazione del “Reddito di Formazione” misura anticrisi per gli studenti che provengono da situazioni economiche disagiate, ma al tempo stesso vera e propria nuova forma di welfare. Questa misura, in seguito, durante il Commissariamento del Comune è stata tagliata vanificando una proposta venuta direttamente dal movimento studentesco di questa città; sarà perciò nostro dovere riportarla sui tavoli di dibattito amministrativi nei prossimi mesi. Il Circolo Cafiero, quindi, riparte da questo Congresso, senza essersi mai fermato. Riparte con una nuova forma di organizzazione che includa tutti coloro che vogliano, ed esprimano, la necessità di partecipare a questo cambiamento; riparte con ancora più forza, e con la speranza che la nostra città si apra a tutte le forme di partecipazione, condivisione, aggregazione e lotta.
Il presidente Arci Carlo Cafiero, Barletta
Francesco De Martino